a giugno falce in pugno

Ecco qua, il 17 di giugno sono tornato in calabria per un paio di settimane. L’impressione generale, morte di tutte le galline a parte, è di grande disastro e inselvatichimento. Ancora una volta si ha la netta impressione che la natura ha vinto sull’uomo.

Ma vediamo in dettaglio cosa succede quando si abbandona una campagna calabrese fra fine aprile e metà giugno.
Ben inteso che quest’anno ha piovuto a maggio particolarmente tanto (l’anno scorso per esempio c’erano stati solo scarsi due giorni di pioggia, quest’anno una decina), la vegetazione tipica del clima semiarido di maggio-giugno stava ancora soppiantando le piante primaverili, che pure ancora giacevano vivacchiando fra gli alti fusti delle graminacee e gli steli striscianti delle leguminose selvatiche.

Non solo, già si ergevano qua e là fra le suddette masse vegetali le grandi corolle bianche delle carote selvatiche, e quelle piante che ho il sospetto non siano nientemeno che tabacco, alte 1,5-2 metri e robuste, con corolle di fiori in cima (vedi articolo precedente sul tabacco).

Nell’area dove fino a 2 mesi prima scorrazzavano le galline ora si estendeva una giungla alta 1 metro, la cui sommità era ricoperta di fiori bianchi con la corolla gialla.

Le felci non hanno mai smesso di proliferare da aprile in poi, e hanno in parte coperto lo spazio vuoto lasciato nelle aiuole che mi ero immaginato di vedere occupate dalle sementi che avevo con minuzia preparato e distribuito.

Oltre alle felci si sono trovati bene nelle aiuole fra le spontanee anche il ravizzone, probabilmente attirato dal suolo ricco di composta, e la solita invadente menta selvatica.

Fra le piante che avevo lasciato in via di accrescimento ho avuto parecchie delusioni: le piante di patate non sono neanche uscite tutte, e le aiuole di patate sono invece piene di piante spontanee che si trovavano racchiuse nella pacciamatura che avevo sparso nei solchi. esse hanno con velocità ricoperto le parti di aiuola dove le patate ritardavano a fare ombra sul suolo. in paticolare quella che identificherei con riserva come pelargonia, a sua volta gia avvolta nei suoi fusti di mezzo metro da quella pianta rampicante che fa i fiori bianchi e grappoli di semini tetraedrici.

Delle numerose sementi di peperoncino e pomodoro nessuna traccia visibile, ma persino le piante di fava, che erano già ad aprile piuttosto cresciute, erano state spodestate nelle aiuole da piante spontanee. la raccolta di baccelli quasi inesistente.

Gli unici pomodori che sono almeno un po cresciuti nonostante le piante spontanee ovunque, sono stati quei pochi che ho trapiantato ad aprile con la zolla.

Fra le positive sorprese ci sono state la fioritura di diverse piante di Fejoha, ormai in via di appassimento e con i frutticini già in formazione.

Due piante di melo cotogno hanno fruttificato, e anche quest’autunno posso sperare in un piccolo raccolto.

Le piante di lampone e vicino ad esse una pianta di corniolo sono molto cresciute (almeno di mezzo metro in altezza), e le numerose bacche di lampone sono in via di maturazione. In mezzo a loro crescono alcune piante di zucca.
Intorno alle aiuole di patate sono cresciute le piante di lino i cui semi avevo racchiuso in palline di argilla e sparso qua e la sui bordi. Il lino dovrebbe proteggere le piante di patata da alcuni parassiti animali (sempre che le patate non soccombano del tutto alle spontanee invadenti)

In alcuni punti, in particolare laddove c’era una situazione di ombreggiatura maggiore, sono cresciute senza essere aiutate alcune piante di zucca, di melone e di zucchina. Per esempio le piante di zucca cresciute sul mucchio di composta al riparo di un enorme cespuglio di Bardana dalle foglie gigantesche (Arctium Lappa)

L’unica pianta di Kaki, che finora sembrava piuttosto malaticcia, ha finalmente trovato la forza – o la maturità – per produrre fiori e frutti.

Quel poco che ho fatto nei pochi giorni di permanenza a giugno, oltre a costatare i danni e i progressi dei diversi elementi, è consistito in un piccolo sistema di irrigazione a goccia, che spero mi permetta ad agosto di godere di un minimo di frutti della terra

La sua funzione sarebbe di irrigare regolarmente alcune piante di basilico, zucchina, pomodoro e tabacco in piena terra, e inoltre garantire la sopravvivenza della pianta di avocado e di alcune giovani piante di arancio e di salvia, che sono ancora in vaso.

Quello che si poteva raccogliere nella seconda metà di giugno erano le ultime ciliegie, una generosa quantità di limoni,

I frutti del gelso nero, che rispetto allo scorso anno sono maturati copiosi e con ingente ritardo, forse perche a maggio ha piovuto troppo e a loro serviva un clima piu secco.

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Una risposta a a giugno falce in pugno

  1. Luca ha detto:

    Ciao Rocco,
    Mi piacerebbe molto venire giu’ in Calabria qualche giorno per provare qualche idea che ho in mente. Se ti dico che l’orto di questa signora (https://www.youtube.com/watch?v=GNU8IJzRHZk) è stato fatto senza irrigazione mi credi? Tutte le piante spontanee che sono nate nel tuo terreno vivono e prosperano tramite le stessi principi che regolano la vita di una pianta di pomodoro o di melanzana. Ed allora perchè ci preoccupiamo dell’irrigazione di pomodori e le melanzane -creando loro dei problemi- mentre le piante spontanee non ricevendo alcuna attenzione prosperano indisturbate? Ciao!

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